Il paesaggio toscano nei critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti
Il paesaggio toscano nei critofilm di Carlo Ludovico Raggianti è una mostra d’archivio online, a cura di Lorenzo Mingardi e Caterina Toschi, che esplora la lettura critica e storico-artistica del paesaggio toscano attraverso il mezzo filmico. Il percorso espositivo, articolato in cinque sezioni, presenta una selezione di documenti (filmati, fotografie, lettere e riviste) – alcuni dei quali inediti – che illustrano come Carlo Ludovico Ragghianti abbia esplorato le forme del paesaggio urbano e rurale mediante la formula del “critofilm d’arte”: termine da lui stesso coniato per indicare un mezzo, dal forte potenziale divulgativo e critico, in grado di avvicinare durante il secondo dopoguerra il grande pubblico al patrimonio culturale, paesaggistico e architettonico italiano. Storico dell’arte, critico, accademico, politico (per un breve periodo), Ragghianti è anche cineasta. Per questa sua attività, determinante è il ruolo di Adriano Olivetti – a cui è dedicata la prima sezione della mostra –, con il quale condivide l’esigenza di immaginare nuovi canali attraverso cui educare i diversi strati della società italiana, al fine di stimolare il dibattito libero e il rinnovamento culturale in un paese a lungo prostrato dalla chiusura autarchica fascista. La loro collaborazione inizia nel 1952 con la pubblicazione della rivista SeleArte, uno dei primi periodici di storia dell’arte in Italia espressamente rivolto a un pubblico di non specialisti. Un anno dopo, nasce l’idea di trasferire dalla carta alla pellicola l’opera, al contempo divulgativa e critica, portata avanti per via editoriale: la Direzione Pubblicità e Stampe della Olivetti inizia infatti a produrre SeleArte cinematografica, con cui Ragghianti realizza, tra il 1954 e il 1963, una serie di diciotto cortometraggi sulla storia dell’arte e dell’architettura. Tra questi, dieci critofilm hanno come tema l’architettura e sette indagano il paesaggio urbanistico. Ciò che emerge dalla lettura della città di Ragghianti è che, sulla scorta degli studi di altri architetti e storici a lui molto cari – tra cui Marcel Poëte, Luigi Piccinato, Edoardo Detti –, l’organismo urbano sia una sorta di unico grande edificio costituito da diverse superfetazioni formatesi nel tempo, in continuo rapporto con il territorio naturale circostante. Gli architetti, che tra gli anni Cinquanta e Sessanta stanno pianificando il futuro delle città toscane, debbono infatti, per Ragghianti, considerare il paesaggio naturale come un elemento strutturante, indissolubilmente legato allo sviluppo urbano. Questa idea emerge assai chiaramente nei quattro critofilm presentati in mostra – ciascuno illustrato da una propria sezione documentaria –, che ancora oggi costituiscono delle testimonianze eccezionali sul dibattito culturale, urbanistico e paesaggistico del secondo dopoguerra italiano.
Nel percorso espositivo i materiali d’archivio sono presentati nella loro versione non restaurata; qualunque imperfezione o espunzione è quindi da ricondurre all’originale del documento.
Questa prima mostra online dell’Archivio del Paesaggio/Landscape Archive è realizzata in collaborazione con Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca a seguito della stipula di una convenzione quadro di ricerca e di studio tra il Centro PaTos e la Fondazione Ragghianti.
Si ringraziano le seguenti istituzioni che hanno collaborato generosamente alla sua realizzazione: Archivio Famiglia Ragghianti, Archivio Gianni Berengo Gardin, Archivio Nazionale Cinema d’Impresa, Associazione Archivio Storico Olivetti.
I. ADRIANO OLIVETTI E IL PAESAGGIO
La prima industria di macchine da scrivere della Olivetti apre nel 1908 a Ivrea, in una regione, il Canavese, situata al confine tra Francia, Valle d’Aosta e il corso del Po. Qui Adriano Olivetti applica, a partire dagli anni Trenta, la propria visione dell’urbanistica, leggendo l’elemento paesaggistico come entità da preservare nel progetto architettonico. Una tappa fondamentale di questa strategia è la pubblicazione, nel 1943, di Studi e proposte preliminari per il piano regolatore della Valle D’Aosta per le Nuove Edizioni di Ivrea. Nel 1957 promuove quindi la realizzazione del cortometraggio Una fabbrica e il suo ambiente di Michele Gandin: un documentario sul senso di responsabilità sociale che compete all’industria, letta come veicolo di occupazione per un territorio, ma anche come strumento di miglioramento, in senso olistico (sociale, culturale e materiale), per la comunità che lo abita e per l’ambiente naturale e architettonico in cui si colloca. Il ruolo dell’architettura nella società contemporanea è anche al centro dell’articolo di apertura di Adriano Olivetti del primo numero di Zodiac, una nuova rivista semestrale da lui fondata nel 1957 con Bruno Alfieri, nel cui comitato direttivo invita anche Carlo Ludovico Ragghianti. Lo storico declina però l’invito a seguito di un duro scontro con Giulio Carlo Argan avvenuto per corrispondenza tra l’ottobre e il novembre del 1957. Come Presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) Adriano Olivetti dirige poi la rivista Urbanistica; un progetto editoriale che conferma la sua visione dell’architettura come pratica impegnata nella creazione di comunità nuove grazie a una progettualità rispettosa del territorio e del paesaggio a cui è destinata. Numerosi sono infine i progetti fotografici promossi dalla Olivetti che documentano questa visione. Gianni Berengo Gardin, che ne è uno dei protagonisti, avvia una lunga collaborazione con l’azienda canavesana, dal 1967 fino agli inizi degli anni Ottanta, in cui documenta il dialogo tra comunità, paesaggio e architettura nei territori risanati grazie alla presenza delle industrie olivettiane, promotrici di un preciso equilibrio tra natura, tecnica, socialità e cultura del lavoro.
Una fabbrica e il suo ambiente, regia di Michele Gandin, testi di Libero Bigiaretti e Michele Gandin, fotografia di Giulio Gianini, musica di Mario Nascimbene, voce di Arnoldo Foà, 1957, durata 18’. Courtesy Associazione Archivio Storico Olivetti e Archivio Nazionale Cinema Impresa, Ivrea.
II. COMUNITÀ MILLENARIE (1954)
Insieme a Storia di una piazza e Lucca città comunale, Comunità millenarie è uno dei tre critofilm alla cui sceneggiatura collabora Edoardo Detti. In questo filmato sono ripresi i piccoli borghi della Lunigiana – Nicola, Ortonovo, Castelnuovo Magra, Montereggio, ai quali Detti aveva già dedicato numerosi studi – evidenziandone non solo l’aspetto formale, ma anche la forte relazione con il paesaggio naturale confinante, che funge da elemento di connessione tra i diversi nuclei urbani. Sia nel girato che nel testo di accompagnamento, si insiste sulla rete naturale costituita dai nuclei e dalle alture al confine tra Toscana e Liguria. Per far comprendere agli spettatori l’affascinante struttura di questi paesi, alle riprese degli edifici vengono affiancate inquadrature fisse su disegni di piante e sezioni dei tessuti urbani incastonati tra le colline. Anche se a colori, gli schemi grafici ricordano molto da vicino quelli pubblicati sulla rivista Urbanistica – organo editoriale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), presieduto da Adriano Olivetti – che proprio nei mesi di presentazione del critofilm dedica un numero ai piccoli centri urbani italiani (nn. 12, 14, 1953-1954).
Comunità millenarie, serie “SeleArte Cinematografica”, critofilm 1, regia di Carlo Ludovico Ragghianti ed Edoardo Detti, testo di Carlo Ludovico Ragghianti ed Edoardo Detti, musica di Giorgio Fabor, fotografia di Anton Giulio Borghesi, 1954, 35 mm e 16 mm, italiano, colore, durata 9’. Courtesy Associazione Archivio Storico Olivetti e Archivio Nazionale Cinema Impresa, Ivrea.
III. LUCCA CITTÀ COMUNALE (1955)
Il critofilm indaga il profilo urbano della città di Lucca studiandone le morfologie depositarie della sua memoria storica: dalle porte murarie alla città antica; dalle torri medievali all’acquedotto napoleonico; dalle corti dei palazzi alle cattedrali e alla natura circostante. Per Ragghianti, la lettura della città storica non si riduce a una semplice analisi formale: egli ritiene infatti che per poter costruire al meglio le città contemporanee sia importante recuperare i rapporti e i significati delle città antiche. Una rilettura oggi dei critofilm che esplorano il tema della città deve quindi necessariamente indagare anche l’apporto di Ragghianti al dibattito nato intorno allo sviluppo delle città italiane tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Lo stravolgimento che alcuni frammenti del centro storico di Lucca avevano subito alla fine dell’Ottocento e a inizio del Novecento, causato da piani che avevano ignorato la stratificazione del tessuto storico, avevano portato a una crescita urbana non congrua. La critica di Ragghianti emerge nel filmato e, in generale, nei suoi critofilm, che diventano quindi non solo un mezzo per indagare le forme dell’architettura, ma anche un canale attraverso cui sensibilizzare il grande pubblico rispetto alle problematiche legate alla pianificazione delle città e dei territori italiani che in quegli anni si stavano decidendo.
Lucca città comunale, serie “SeleArte Cinematografica”, Critofilm 4, regia di Carlo Ludovico Ragghianti, testo di Carlo Ludovico Ragghianti, musica di Giorgio Fabor, fotografia di Anton Giulio Borghesi, 1955, 35 mm, italiano, colore, durata 12’. Courtesy Associazione Archivio Storico Olivetti e Archivio Nazionale Cinema Impresa, Ivrea.
IV. STORIA DI UNA PIAZZA (1955)
In Storia di una piazza. La piazza del Duomo di Pisa Ragghianti legge il complesso monumentale pisano di Piazza dei Miracoli come una sorta di piccola città medievale conservatasi intatta nei secoli. Egli studia le caratteristiche di ogni suo elemento architettonico, ma ciò che più profondamente lo colpisce è l’unitarietà del complesso sopravvissuta nonostante i numerosi interventi succedutisi nei secoli. Attraverso l’utilizzo di carrellate a campo medio e campo lungo, e, anche in questo caso, di uno schema planimetrico della piazza, Ragghianti descrive gli edifici che la compongono, presentandoli nella loro successione storica: il Duomo, il Campanile, il Battistero e il Camposanto.
Anche in questo caso, l’uso della parola è strettamente subordinato a quello dell’immagine: Ragghianti scrive il commento di accompagnamento al girato solo dopo il suo montaggio, tenendo sempre conto della necessità di rendere accessibili i contenuti del filmato a un pubblico non necessariamente colto. Egli realizza dapprima un accurato storyboard, e, in seguito, scrive le sceneggiature; sceglie inoltre le musiche di accompagnamento e segna fotogramma per fotogramma i tempi di ripresa, l’ora e i movimenti della macchina.
Storia di una Piazza (La Piazza del Duomo di Pisa), serie “SeleArte Cinematografica”, Critofilm 6, regia di Carlo Ludovico Ragghianti, testo di Carlo Ludovico Ragghianti, musica di Giorgio Fabor, fotografia di Anton Giulio Borghesi, 1955, 35 mm e 16 mm, italiano, colore, durata 12’. Courtesy Associazione Archivio Storico Olivetti e Archivio Nazionale Cinema Impresa, Ivrea.
V. TERRE ALTE DI TOSCANA (1961)
Per far comprendere meglio allo spettatore la complessità e l’unicità dei tessuti storici delle città, e grazie anche alle risorse messe a disposizione da Adriano Olivetti, Ragghianti si serve di riprese aeree. Per Storia di una Piazza utilizza un aereo leggero, mentre per Terre alte di Toscana si avvale per la prima volta di un elicottero, più agile da manovrare nelle inquadrature dall’alto.
Rapito dalla forza scultorea del tessuto dei paesi del territorio senese come Staggia, Monteriggioni, San Gimignano, Pitigliano, Sorano, Radicofani, San Quirico d’Orcia e Pienza, armoniosamente incastonati all’interno del paesaggio naturale toscano, Ragghianti raccoglie un’ingente quantità di girato. Propone infatti a Riccardo Musatti, a capo della Direzione Centrale Pubblicità e Stampa della Olivetti, di allungare la durata del critofilm, rispetto ai canonici quindici minuti, con l’obiettivo di trasformarlo in un lungometraggio sui temi dell’urbanistica; la proposta però non viene accolta. La ricezione di Terre alte di Toscana da parte del pubblico e della critica si rivela positiva, ed è confermata dall’assegnazione a Ragghianti nel settembre del 1961 del Gran Premio Bergamo internazionale del film d’arte e sull’arte nella sezione del “Film sull’architettura”. La stessa Olivetti omaggia poi i quattro critofilm sul paesaggio toscano nella rassegna cinematografica organizzata in occasione dell’esposizione itinerante Design Process Olivetti 1908-1978, inaugurata a marzo del 1979 presso la Frederick S. Wight Art Gallery di UCLA a Los Angeles, in cui l’azienda rilegge nella formula retrospettiva della mostra documentaria settant’anni di cultura visiva olivettiana.
Terre alte di Toscana, serie “SeleArte Cinematografica”, Critofilm 13, regia di Carlo Ludovico Ragghianti, testo di Carlo Ludovico Ragghianti, musica di Daniele Paris, fotografia di Carlo Ventimiglia, 1961, 35 mm e 16 mm, italiano e inglese, colore, durata 16’. Courtesy Associazione Archivio Storico Olivetti e Archivio Nazionale Cinema Impresa, Ivrea.